In questo articolo parliamo dello sviluppo e del trattamento della flebite
Quindi, è fondamentale identificare e trattare precocemente il problema, per ridurre le complicazioni e diminuire la necessità di interventi. Può essere provocata da cause meccaniche, chimiche o batteriche.
Tra tutti i fattori scatenanti, tra i più frequenti vi è la terapia infusionale: alcuni studi hanno dimostrato che la flebite è una complicanza che può colpire coloro che ne sono sottoposti nella misura del 30-70%. Invece, è più rara la causa batterica, ma non è da sottovalutare: infatti, se non considerata, può portare a serie complicazioni come la setticemia.
La parete interna di una vena, la tonaca intima, è formata principalmente da un singolo strato di cellule endoteliali impacchettate strettamente. Un trauma o un’irritazione di tale superficie può causare il rilascio di alcune sostanze, come istamina, serotonina e bradichinina, che attivano la risposta infiammatoria che genera la flebite.
Anche la permeabilità dei capillari aumenta, permettendo a liquidi e proteine di fluire nello spazio interstiziale provocando edema e tensione nella zona. Una reazione associata può anche essere l’aumento della temperatura corporea. Se non viene trattata l’infiammazione, nella vena può anche formarsi un trombo, massa solida di cellule del sangue, che causa ulteriore indurimento ed edema.
Esistono due tipologie di flebite: superficiale e profonda.
Si parla infatti di trombo-flebite profonda o trombosi venosa profonda. La presenza di un trombo è rischiosa perché può degenerare in embolo, con rischio di embolia polmonare. In tal caso, oltre alla sintomatologia associata alla flebite, compaiono importanti sintomi come aumento di frequenza cardiaca e respiratoria, dolore al petto e difficoltà a respirare, rischio sincope.
Possono essere richiesti degli esami strumentali per confermare l’ipotesi in caso essa sia dubbia. L’ecocolordoppler è un’ecografia del flusso sanguigno, altrimenti possono essere effettuati anche TAC, risonanza e venografia.
Il rischio di flebite è causato o incrementato da alcuni fattori, di cui solo alcuni modificabili:
Infatti, quando una vena è parzialmente occlusa per la presenza di un catetere, il sangue tende a scorrere lungo percorsi alternativi, seguendo la via di minor resistenza. Quando il flusso sanguigno è deviato, vi è una stasi venosa, le pareti della vena sono danneggiate e le piastrine non riescono ad aderire alla zona lesa per iniziare la guarigione.
Tuttavia, una volta rimosso il catetere e ripristinato il normale flusso sanguigno, le piastrine ricominciano ad aggregarsi così velocemente da creare una occlusione della vena: una trombosi. Viene percepito dolore lungo la vena, che si presenta come una corda dura.
I sintomi compaiono solitamente nel punto di inserzione o lungo il catetere stesso. La vena può essere percepita come una corda tesa. Ci sono dei fattori di cui l’infermiere deve tener conto durante il cateterismo, in particolare: materiale usato (il teflon-politetrafluoroetilene dà più rischi del vialon-poliuretano), dimensioni del catetere (il rischio è aumentato con cateteri più lunghi, di calibro più grande e lume più spesso), posizionamento del catetere (bisognerebbe evitare le zone in cui è aumentata la probabilità di contatto con la parete venosa, come prominenze ossee o aree di flessione).
Il poliuretano è un materiale generalmente meno rigido del politetrafluoroetilene. Tale caratteristica corrisponde ad una minore frizione sulle pareti della vena. Inoltre, alcuni studi hanno dimostrato che garantisca anche la caratteristica di maggiore resistenza ai microorganismi.
La portata è il volume del fluido sanguigno che passa nel catetere in un determinato lasso di tempo. E’ determinata dal calibro e dalla lunghezza del catetere. La scelta del catetere dovrebbe ricadere su quello di lunghezza minore e con calibro più piccolo per la portata necessaria, in modo da ridurre il rischio di contatto con la parete della vena.
La scelta della vena in cui posizionare il catetere deve ricadere su vasi che non siano arrossati, contusi, induriti o dolenti. Inoltre, deve essere un’area lontana da prominenze ossee o dove siano presenti visibilmente biforcazioni venose o valvole. Infatti, sono zone dove è aumentata la probabilità di contatto con la parete venosa. Quando è necessario sostituire il catetere, è buona norma alternare gli arti o, se non è possibile, il lato interno ed esterno dello stesso arto.
Inoltre, è importante stabilizzare il catetere con strumenti di sicurezza per minimizzarne il movimento nella vena, in particolar modo in pazienti agitati o confusi e con i bambini.
Se è presente flebite da cause meccaniche, il catetere deve essere rimosso e deve essere applicato un impacco caldo umido sul sito d’inserzione. Esso aiuta a ridurre il dolore e aumenta il flusso sanguigno nell’area, accelerando la guarigione. Se è necessario riposizionare il catetere, non verrà applicato alla stessa vena ma, se possibile, a una più grande, utilizzando un catetere di calibro più piccolo.
Si tratta di farmaci irritanti, come i chemioterapici, oppure di sostanze con pH e osmolarità che si discostano dal range normale del sangue.
In ogni caso, per cercare di limitare i danni, è utile che venga scelta una vena grande, utilizzando un catetere di calibro piccolo. Ciò permette ad un maggior volume di sangue di scorrere più velocemente nel catetere, diluendo maggiormente l’infusione.
In presenza di flebite da cause chimiche, il catetere deve essere rimosso e deve essere applicato un impacco caldo umido sul sito d’inserzione. Nel caso si debba riposizionare il catetere, per evitare una nuova flebite sarà opportuno diluire maggiormente il farmaco o ridurre la velocità di infusione.
Tra i sintomi, la zona si presenta molto calda e può essere presente essudato purulento. Oltre alla sintomatologia locale, possono essere presenti febbre e brividi. Per evitare l’insorgenza di flebite batterica, è importante eseguire tutte le manovre di detersione dell’area da trattare e delle mani dell’operatore, oltre al controllo dell’integrità e sterilità di tutti gli strumenti utilizzati. In caso di flebite batterica, il catetere sarà rimosso e sarà applicato un impacco caldo umido sulla zona. Se deve essere eseguita una riapplicazione del catetere, dovrà essere utilizzato un nuovo kit sterile.
La flebite colpisce soprattutto gli arti inferiori. A seconda della tipologia, può essere opportuno effettuare un trattamento piuttosto che un altro.
Co-autrice: Dott.ssa Ft Dalila De Blasio
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