In questo articolo parliamo dello sviluppo e del trattamento dell’insufficienza venosa
La malattia venosa cronica è un problema comune che ha un alto impatto sia individuale che sociale sul sistema sanitario. La funzione venosa normale si deve alla presenza di un sistema venoso profondo e superficiale, comunicanti tramite vene perforanti, di valvole venose e della pompa muscolare venosa.
E’ una condizione che colpisce il sistema venoso degli arti inferiori, con ipertensione venosa ambulatoriale persistente. Ci sono tante possibili manifestazioni di tale patologia, dai cambiamenti cutanei, al gonfiore, alle ulcerazioni. Esistono tante tecniche invasive e non per valutare e diagnosticare l’insufficienza venosa e sceglierne il trattamento più appropriato. Gli indumenti compressivi sono la prima scelta per la cura, ma possono anche essere utilizzate tecniche chirurgiche, tradizionali e innovative, utilizzate in casi di non risposta ai trattamenti non conservativi.
Infatti, la malattia non ha una prognosi sempre buona: ad esempio, le ulcere attive causate dalla malattia possono essere ricorrenti e ritardare la guarigione. Le vene varicose, espressione tipica della patologia, colpiscono tra il 5 ed il 30% della popolazione adulta. Le ulcere attive sono presente dell’1% della popolazione. L’insufficienza venosa è una patologia prevalentemente presente nei paesi sviluppati.
I fattori di rischio associati all’insufficienza venosa cronica sono:
Età. Il rischio è maggiore con l’aumentare dell’età.
E’ prevalente nel sesso femminile, in particolar modo quando si esprime con le vene varicose (rapporto donne:uomini pari a 3:1).
Obesità.
Gravidanza.
Storia familiare di vene varicose.
Storie di flebiti o precedenti lesioni agli arti inferiori.
Esistono anche dei fattori contribuenti all’insufficienza venosa, come il mantenimento di postura eretta o posizione seduta prolungata, ad esempio a causa del lavoro.
I sintomi correlati all’insufficienza venosa comprendono un ampio spettro di manifestazioni cliniche. Tra le più diffuse ci sono le teleangectasie, le vene varicose e le vene reticolari. In fasi più avanzate, sono frequenti anche fibrosi cutanea e ulcerazioni venose.
Ecco un elenco più completo della sintomatologia correlata all’insufficienza venosa:
Le vene degli arti inferiori sono superficiali, profonde e perforanti. Le vene superficiali, come le safene, si trovano sopra la fascia muscolare. Le profonde sono collocate sotto di essa e servono come raccolta e deflusso dalle estremità. Sono vene assiali, che seguono il decorso delle arterie principali, e vene intramuscolari. Le vene perforanti attraversano la fascia muscolare e connettono il sistema venoso superficiale e profondo.
La loro frequenza è crescente dalla zona prossimale a quella distale delle gambe, per prevenire un aumento di pressione nelle vene distali a causa della gravità. Nelle vene perforanti esistono anche valvole che permettono il flusso sanguigno solo nella direzione dalla superficie alla profondità. La pompa muscolare, tramite contrazione, permette il ritorno del sangue, svuotando le vene e riducendo la pressione venosa.
Esso è un fattore contribuente alla formazione di ulcere venose.
Il deficit valvolare nelle vene superficiali è causato principalmente da una debolezza della parete venosa o da una lesione secondaria, flebite o distensione venosa per cause ormonali o di aumento di pressione. Nelle vene profonde, il problema valvolare è dovuto soprattutto a un danno causato da una trombosi. Le disfunzioni nelle valvole delle vene perforanti causa un reflusso del sangue nel sistema superficiale, provocando una distensione delle vene superficiali.
L’ostruzione può essere causata da un problema intrinseco, come una trombosi cronica o una stenosi venosa, o da una compressione estrinseca.
Può essere effettuata anche una classificazione in base alla localizzazione anatomica, a seconda del coinvolgimento del sistema superficiale, profondo o delle vene perforanti.
Esiste una classificazione sulla base dei sintomi, espressa da una scala da 0 a 6, in base alla gravità della patologia.
0 non sono presenti segni di patologia
1 sono visibili teleangectasie o vene reticolari
2 sono presenti vene varicose
3 si sviluppa edema
4 sono presenti iperpigmentazione o eczema
5 si sono sviluppate ulcere cicatrizzate
6 sono presenti ulcere attive
Durante l’esame fisico, vengono effettuate l’ispezione e la palpazione. E’ importante che siano eseguite anche in posizione eretta, per permettere la massima distensione delle vene. Viene analizzata la pelle per verificare l’eventuale presenza di teleangectasie, vene reticolari o varicose e tutti i cambiamenti possibili della pelle (iperpigmentazione, dermatite…). La palpazione permette di percepire rigonfiamenti o tortuosità venose e la presenza di edemi.
Ad esempio, deve scartare la presenza di una trombosi acuta, ematomi, oppure altre patologie che causano edema, come problemi cardiaci, renali, endocrini o al fegato. Bisogna escludere anche la presenza di linfedema e lipedema. Il primo deriva da un malfunzionamento del sistema linfatico, l’edema corrispondente si diffonde anche in mani e piedi, a differenza dell’ insufficienza venosa. Il lipedema, invece, è un accumulo di tessuto adiposo che si manifesta con l’esclusione delle estremità.
Un altro esame non invasivo che può essere richiesto è la pletismografia, che è in grado di misurare ogni componente della disfunzione venosa, tra cui reflusso, ostruzioni e anche la pompa muscolare. Per valutare le vene più prossimali e le strutture circostanti, possono essere utilizzate anche TAC o risonanze magnetiche con mezzo di contrasto.
Per valutare l’emodinamica dell’insufficienza venosa, può anche essere monitorata la pressione venosa ambulatoriale tramite l’inserimento di un ago connesso ad un trasduttore nella vena dorsale del piede.
Gli obiettivi sono la riduzione dei sintomi e la prevenzione della progressione della malattia, con eventuale sviluppo di problematiche secondarie.
E’ importante mantenere un giusto peso corporeo, in quanto l’obesità è un fattore di rischio importante per l’insufficienza venosa.
Infatti, le anomalie nella funzione della pompa muscolare del polpaccio giocano un ruolo significativo nello sviluppo dell’insufficienza venosa. Gli obiettivi della fisioterapia in tal caso sono la riabilitazione della pompa muscolare ed il miglioramento dei sintomi. Vengono proposti esercizi specifici per i muscoli del polpaccio, ma anche una routine di movimenti globali da eseguire giornalmente.
Si consiglia l’utilizzo di creme idratanti per ridurre il rischio di fissurazioni nella pelle, pomate per proteggere i capillari, decongestionanti e anti edemigeni.
In caso di dermatite da stasi, potrebbe essere prescritto l’uso topico di steroidi. La terapia deve essere più aggressiva in caso di complicazioni e ferite, con il supporto infermieristico.
L’obiettivo di tale terapia consiste nel fornire una compressione graduata esterna alla gamba e opporre le forze idrostatiche all’ipertensione venosa. La terapia compressiva può essere applicata tramite bende elastocompressive o indumenti compressivi. La pressione esercitata da tali applicativi è di 20-50 mmHg e viene prescritta dallo specialista in base alle manifestazioni cliniche presenti:
La prescrizione include anche informazioni su lunghezza e tipo di indumento da scegliere.
La terapia compressiva garantisce miglioramenti significativi sul dolore, il gonfiore, i cambiamenti cutanei anche in caso di ulcere ricorrenti. E’ stato evidenziato anche un miglioramento secondario nella pompa muscolare del polpaccio a seguito della riduzione dell’edema indotta dalle calze elastiche.
La terapia farmacologica si basa su farmaci vasoattivi che permettono di migliorare il tono venoso e la permeabilità capillare. Inoltre, hanno come obiettivo la riduzione dell’infiammazione e dell’edema ed accelerano il processo di guarigione delle ulcere. Vengono usati principi attivi ed estratti di piante (flavonoidi, cumarine, saponosidi).
In caso di non efficacia del trattamento conservativo, può essere proposta una terapia invasiva.
La scleroterapia venosa è una modalità di trattamento proposta per le teleangectasie obliteranti, le vene varicose e i segmenti venosi con reflusso. Si basa sull’iniezione di agenti sclerosanti in modalità eco guidata. Tra le complicazioni possibili può esserci l’iperpigmentazione della pelle circostante.
L’ablazione è una terapia usata frequentemente nell’insufficienza venosa, ad esempio per il reflusso nella grande safena. Si basa sull’energia termica in forma di radiofrequenza o laser. Una potenziale complicazione, seppur molto rara, può essere la trombosi venosa profonda con embolia polmonare.
Viene utilizzata nel sistema profondo per ristabilire il deflusso venoso e risolvere le ostruzioni. In passato venivano utilizzati maggiormenti i bypass, oggi più frequentemente gli stent. Sono necessari comunque dei controlli medici ravvicinati per escludere problemi di richiusura o riocclusione.
La valvuloplastica viene utilizzata in caso di insufficienza venosa cronica avanzata, con ulcerazioni ricorrenti e sintomi disabilitanti. Esistono sempre delle possibili complicazioni come sanguinamento, trombosi con embolia e infezioni della ferita chirugica.
Co-autrice: Dott.ssa Ft Dalila De Blasio
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