Esercizi di fisioterapia per il ritardo motorio
Il termine ritardo motorio viene abitualmente usato per definire il rallentamento della sequenza di sviluppo delle competenze motorie globali e quindi dell’organizzazione posturale antigravitaria, cioè la postura eretta, e degli schemi di spostamenti, cioè quella che origina i movimenti e la deambulazione.
Il ritardo dello sviluppo motorio è spesso associato ad un lieve ipotono muscolare e lassità dei legamenti, spesso di origine genetica, in quanto presente nei genitori.
Spesso associato a queste caratteristiche osteo-muscolari si evidenzia che nell’ambito famigliare il bambino viene motoriamente poco stimolato.
Per i bambini che soffrono di ritardo motorio si evidenzia, spesso, anche un ritardo nella capacità di controllare il capo, che il bambino dovrebbe raggiungere completamente intorno ai 3-4 mesi.
Inoltre il bambino può evidenziare ritardo nell’acquisizione della postura seduta, che avviene intorno ai 6-7 mesi e molto spesso quando l’ha raggiunta, invece di organizzarsi per gattonare, raggiungere la stazione eretta e deambulare, si organizza strisciando sul sedere per spostarsi e raggiungere l’oggetto desiderato.
Questi bambini comunque solitamente, intorno ai due anni, raggiungono la deambulazione autonoma, a volte possono presentare, negli anni successivi, delle difficoltà di coordinazione motoria, goffaggine.
Nel ritardo motorio il ruolo dei genitori è fondamentale: il terapista insegnerà loro quegli esercizi di postura che con costanza devono essere ripetuti a casa, così come quelle indicazioni su come posizionare il bambino sia da seduto che da eretto ed in che modo deve essere trattenuto; come tenerlo in braccio; come stimolarlo adeguatamente a muovere i primi passi.
Ai genitori di bambini che presentano ritardo dello sviluppo motorio, si consiglia di posizionare spesso il bambino a terra, su un tappeto morbido, per fornirgli la possibilità di sperimentare liberamente le proprie competenze motorie, sconsigliando l’uso prolungato di sdraiette , seggiolini, box ecc.
Da terra, il bambino è libero in tutti i movimenti ed in tutte le direzioni, potrà gattonare, appoggiarsi, trascinarsi sino a spingersi di tentare di alzarsi in piedi e di reggersi sulle proprie gambe.
Questo vuol dire che intorno a questa data, il bambino dalla posizione supina, alla trazione anteriore degli arti superiori, dovrebbe anticipare il movimento con il capo (in flessione); sempre intorno ai 4 mesi il bambino è normalmente in grado di rotolare dalla posizione supina alla prona e viceversa.
A volte senza volerlo sono proprio i genitori con il loro comportamento ansioso a causare un ritardo nello sviluppo di alcune attività. Ad esempio, se i genitori insistono ad incitare al bimbo a mettersi in piedi e a camminare o avere una postura il più eretta possibile ed il bimbo non è in grado di accontentare il genitori, si finisce col complicare emotivamente e psicologicamente il figlio. Basterebbe un po’ di pazienza e qualche suggerimento dell’esperto, per superare la situazione critica senza creare senso di inadeguatezza nel bambino, il quale può trasformare il suo ritardo in qualcosa di più traumatico emotivamente.
Altro gesto da evitare quando il bambino ha appena imparato a mantenersi in posizione eretta, i genitori smaniosi dei passi successivi lo trascinano per forza per farlo camminare; magari tirandolo per le braccia per accompagnarlo nei primi passi. In questo caso quelle poche ed ancora instabili sicurezze sulla postura potrebbero essere pregiudicate da movimenti per cui il bambino non si sente pronto facendolo inevitabilmente regredire. Di sicuro vanno evitati commenti critici ed accusatori di incapacità o di non essere all’altezza dei coetanei da parte dei genitori.
Ogni bambino ha un suo tempo personale ha dei suoi ritmi fisiologici da seguire e fa le cose al momento in cui si sente pronto. Il più importante compito dei genitori è quello di rispettare i tempi e le risposte del bambino senza costringerlo ad essere quello che non è.
Molto meglio adeguarsi alle esigenze e ai tempi del proprio figlio, garantendogli sempre amore e comprensione, sostegno e gratificazione per ogni piccola conquista, trasmettendogli serenità ed incoraggiandolo, elogiandolo ad ogni piccolo progresso; se il bimbo mostra atteggiamenti regressivi mostriamo sempre di essere comprensive e pazienti e aiutiamolo a superare le ansie legate alla paura del distacco del suolo e del distacco della mamma, inevitabile con il raggiungimento dell’autonomia motoria.
Nei casi in cui il ritardo motorio dipenda da un piccolo trauma o incidente, ad esempio facendosi male cadendo nel primo tentativo di muovere i primo passi o gattonando, in tal caso si innesca nella mente del piccolo il terrore di ripetere quella situazione sgradevole e provare nuovamente tanto dolore. Questo potrebbe influire sulla sua volontà di ripetere situazioni rischiose che invece deve affrontare per poter camminare da solo.
In tali casi occorre rassicurarlo; fargli capire che a volte ci si può far male, che non dipende da una sua colpa, ma da eventi che possano capitare a chiunque. Comunque meglio non forzarlo e attendere che abbia maggiore sicurezza.
Sempre più spesso, quando si presentano casi di ritardo motorio, ci si affida alla psicomotricità. Ma cosa si intende per psicomotricità?
Con il termine psicomotricità si intende oggi una disciplina pedagogica, riabilitativa e terapeutica che valorizza la sinergia tra il corpo e la mente. Grazie all’insegnamento, il bambino sviluppa una consapevolezza emotiva, intellettiva e del proprio corpo, mettendosi in gioco tramite l’azione e l’interazione con lo spazio e con gli altri. Vengono usati cuscinoni, giochi, materiali per il travestimento e attrezzi per disegnare e costruire.
Nei centri specializzati in psicomotricità si utilizzano spazi con oggetti che aiutano, attraverso il gioco, lo sviluppo del bambino. Vediamo alcuni esercizi adatti per i bambini dai 2 ai 3 anni effettuati durante le sedute e che si possono riprodurre anche a casa.
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