dolore pelvico
La pelvi, o bacino, è la parte inferiore del tronco del corpo umano, compresa tra l’addome superiormente, e le cosce, inferiormente. In questo articolo analizzeremo il dolore pelvico e cosa fare davanti a questa problematica.
Il dolore pelvico è un sintomo riferito alla pelvi che corrisponde al bacino.
Questa regione confina in alto con l’addome, lateralmente con gli arti inferiori ed in basso con il perineo. Il disturbo è frequente nelle donne e può originare dagli organi pelvici o extra-pelvici. In alcuni casi, il sintomo è da attribuire ad una malattia sistemica.
Il dolore pelvico può esordire in modo improvviso o graduale. Inoltre, questo sintomo può assumere un carattere ciclico (ad esempio: quando tende a ripresentarsi nella stessa fase del ciclo mestruale) o cronico (se dura oltre 6 mesi).
Infine la qualità, l’intensità, la localizzazione del dolore e la correlazione al ciclo mestruale, possono suggerire le cause più probabili.
Il dolore è classicamente avvertito in sede pelvica, ma anche perineale, con possibili irradiazioni a livello inguinale, lombare, genitale, sacrococcigeo e sovrapubico.
L’intensità e la frequenza della sintomatologia dolorosa variano da caso a caso e il dolore può presentarsi associato a sintomi specifici a carico dell’apparato urogenitale e/o digerente, nonché del sistema nervoso centrale o periferico.
Questa sindrome è solitamente una condizione altamente invalidante per la persona che ne è affetta, perché spesso al dolore si associa una sofferenza psicologica che si ripercuote negativamente sulla vita del paziente.
Donne e uomini con tale sindrome dolorifica spesso hanno anche manifestazioni di ansia e depressione con limitazioni nella vita sociale, come disfunzioni sessuali e impedimenti nello svolgere l’attività fisica quotidiana e le attività lavorative.
Le cause sottostanti al dolore pelvico sono complesse e possono essere distinte in ginecologiche ed extra-ginecologiche, ma spesso, soprattutto nel dolore pelvico cronico, nonostante gli opportuni esami non è identificabile una singola e chiara causa.
In questi casi, si può relazionare il dolore ad un disordine complesso neuromuscolare-psicosociale o ad una sindrome funzionale dolorosa somatica.
Il dolore pelvico cronico può essere definito come un dolore persistente o ricorrente, associato a sintomi delle basse vie urinarie, a sintomi indicativi di disfunzioni sessuali, intestinali, ano-rettali, ginecologiche, senza riscontro obiettivo di infezioni né di altre patologie. All’origine del dolore pelvico cronico si ritrova una condizione di dis-regolazione del sistema nervoso.
La relazione fra uno stimolo doloroso e il modo in cui esso è percepito da un individuo è drasticamente influenzata dai circuiti nervosi all’interno del midollo spinale e del cervello.
Il dolore pelvico cronico è caratterizzato da due processi sensoriali anomali, detti “iperalgesia” e “allodinia”.
Molteplici definizioni vengono usate per identificare il dolore pelvico cronico, in relazione all’organo che è più sintomatico nella funzione che risulta più disturbata (ad esempio: vulvodinia, coccigodinia, dolore perineale, eiaculazione dolorosa, dispareunia, ecc.)
Nelle donne il rischio di sviluppare un dolore pelvico persistente è correlato principalmente alla presenza di:
La valutazione del dolore pelvico deve essere condotta in modo solerte perché alcune cause di dolore pelvico (gravidanza ectopica, torsione annessiale) richiedono un trattamento immediato.
La gravidanza deve essere esclusa nelle donne in età fertile indipendentemente dall’anamnesi che riferiscono.
L’anamnesi della malattia attuale deve comprendere la storia ginecologica (gravità dei sintomi, parità, anamnesi mestruale, presenza di una malattia infettiva a trasmissione sessuale) l’insorgenza, la durata, la posizione, e le caratteristiche del dolore. La qualità, l’acutezza, la gravità e la posizione del dolore e la sua relazione con il ciclo mestruale sono annotate e possono suggerire le cause più probabili. Sono importanti i sintomi associati alle perdite o al sanguinamento vaginale e i sintomi di instabilità emodinamica.
La revisione dei sistemi deve ricercare sintomi che suggeriscano possibili cause, comprese le seguenti:
L’anamnesi patologica remota deve registrare precedenti anamnestici d’infertilità, di gravidanza ectopica, di malattia infiammatoria pelvica, calcoli urinari, diverticolite, o qualunque tumore gastrointestinale o genito-urinario. Si deve rilevare ogni pregresso intervento chirurgico addominale o pelvico.
L’esame obiettivo ha inizio con il rilievo dei segni vitali per valutare la stabilità dei parametri fisiologici (ad esempio: febbre, ipotensione) e focalizzandosi sull’esplorazione dell’addome e della pelvi.
L’addome è palpato ricercandone la dolorabilità, la presenza di masse, e di segni di irritazione peritoneale. Si esegue l’esplorazione rettale per ricercarne la dolorabilità, la presenza di masse o sangue occulto. La localizzazione del dolore e il reperto clinico associato possono fornire elementi sulla causa.
L’esame pelvico comprende l’ispezione dei genitali esterni, l’esplorazione con lo speculum e l’esame bimanuale. La cervice uterina è ispezionata alla ricerca di secrezioni anomale, di prolasso uterino e di lesioni o stenosi cervicali. L’esame bimanuale deve valutare la mobilità cervicale, la presenza di masse annessiali e di dolorabilità, e di ingrossamento o di dolorabilità dell’utero.
Poiché le patologie che risultano associate al dolore pelvico sono tante e molto diverse tra loro, per poter stabilire quali siano i rimedi adatti alla risoluzione del dolore è importante capire quale sia la condizione medica che ne è alla base e agire su questa. Il consulto con il proprio medico, ed eventualmente con gli opportuni specialisti, consentirà di arrivare a diagnosi e terapie corrette.
Ecco alcuni approcci terapeutici:
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Dott. Fabio Marino
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